Un computerino sovietico

Anni fa ho comprato un computerino, come lo chiamano le persone normali, un netbook come lo chiamo i nerd e tutti quelli 2.0.
Era uno dei primi usciti, un asus Eeepc 900, senza hard disk e con una risoluzione di 1024 per qualcosa. Finalmente potevo andarmene in giro con un vero computer senza dover usare un trolley o segarmi una spalla con la cinghia della borsa.
Grande come una agenda ha una batteria che è sempre stata ridicola per i canoni "moderni" ma a me quell'oretta di autonomia è sempre sembrata più che sufficiente.
Quando l'ho comprato ricordo perfettamente di essermi detto: finalmente un computer senza windows, con un linux fatto su misura, non voglio nemmeno pensare di toccare il sistema operativo: me lo tengo così com'è, come fosse una console.
Dopo 10 giorni smadonnavo per installarci ubuntu e far funzionare tutte le periferiche, non è stato nemmeno troppo difficile.
Negli anni mi ha accompagnato in parecchi viaggi, mi è caduto così tante volte che solo una porta USB è sopravvissuta fino a che... è finito in acqua, lui e il suo alimentatore e e l'ho dato per morto.
Sono rimasto per mesi senza il mio adorato computerino, senza poter leggere i miei millemila ebook a letto, mi si è riformato il solco sulla spalla per la cinghia del portatile vero e ho iniziato a cercarne un sostituto.
Ho visto dei tablet fighissimo, in particolare ne ho visto uno, sempre della Asus, che si aggancia a una tastiera e diventa un netbook a tutti gli effetti. Il prezzo: un rene e il polmone sinistro.
Allora ho provato a rianimare il mio vecchio computerino, un'impresa degna di Frankenstein. L'alimentatore in ammollo ovviamente era perso per sempre e ho cercato per tutta la casa (e l'ufficio) ma non sono riuscito a trovarne uno da 12 volt, 5 ampere ed attacco a coda di moffetta.
Dopo aver cercato a lungo trovo un alimentatore adatto alla metro: 40 euri. Non ci siamo, troppi per un esperimento. Rivolto un po' il web e il catalogo fornitori: dal cilindro uno dei miei fornitori preferiti caccia un alimentatore universale con tutti gli attacchi possibili, compreso quello a coda di moffetta. 7 euro, lo compro.
Con l'estintore accanto, già staccato il sigillo di sicurezza, dopo quasi un anno ridò corrente al mio computerino: la lucina di carica della batteria si accende.
Dopo una decina di minuti comincio a pensare che forse non prenderà fuoco e appoggio l'estintore a terra. Passano venti minuti, provo ad accenderlo.
Esegue il boot, ubuntu geme e si lamenta per un gazzilione di file mancanti, danneggiati, bagnati ma viene su. Non ci credo.
Infilo chiavetta con la 10.04 LTS e rifaccio il boot, formatto e installo, nessun errore.
Nuovo boot, il computerino vien su che è un piacere, aggiorno, installo, configuro, in 30 minuti è di nuovo operativo con tutti i browser, tutte le periferiche (almeno quelle ancora vive) riconosciute e funzionanti al primo colpo.

Ho un computerino sovietico, non sarà il massimo dell'estetica ma è veloce, svolge perfettamente la sua funzione e ne sono orgogliosissimo, il primo che rompe con il suo ipad nuovo di pacca verrà sfidato alla gara dell'ammollo. Se va male lui ci rimette 500 euri, io parecchio meno.

Ti adoro, computerino, bentornato. Mi sei mancato moltissimo e scusami se ho sottovalutato la tua capacità di resistenza. Sapevo che eri robusto ma mai avrei immaginato che potessi resistere all'ammollo!

Commenti

Michela ha detto…
Secondo me, un nome se lo merita, questo tuo amichetto... :)
(PS L'attacco "a coda di moffetta"? :O giuro su Dio che non l'avevo sentito proprio mai!)
Pieru ha detto…
StaNkanov?